Si chiama Karl Franz Tausch, ha 85 anni, vive in una villetta a Langen, in Assia.
È autore di una delle più orribili stragi naziste: 31 giovani
impiccati agli alberi del corso centrale di Bassano del
Grappa il 26 settembre 1944. Lui e gli altri responsabili,
tedeschi e italiani, non sono mai stati processati
L'immagine rimarrà indelebile nella storia degli eccidi nazisti in Italia. La
foto ritrae trentuno corpi di giovani senza vita che
penzolano dagli alberi del lungo viale di Bassano del
Grappa. Un impiccato per ogni albero, con i piedi, per
alcuni, a pochi centimetri dal suolo. Appesi a piante
che appaiono dei grandi funghi. Le mani legate dietro,
davanti, sul petto, un cartello con la scritta "bandito". Lasciati lì, appesi per venti lunghe ore in segno di spregio e per terrorizzare
la popolazione. Italiani che impiccano italiani al comando
di un vicebrigadiere delle SS, Karl Franz Tausch.
Una crudeltà consumata a Bassano del Grappa il 26 settembre 1944. Il boia nella
villa a schiera Difficile che anche il "boia tedesco", com'era chiamato Tausch dalla popolazione, abbia scordato quell'immagine a
più di 60 anni dal massacro. Sicuramente ci ha convissuto,
nella comodità di una villetta a schiera immersa nel
verde della cittadina di Langen in Assia, a una trentina
di chilometri da Francoforte sul Meno e a meno di 15
da Darmstadt. Basso di statura, poco più di un metro
e sessanta centimetri, un fisico appesantito dagli anni,
ma ancora estremamente lucido e in forze.
Compirà 86 anni il 9 ottobre:
è nato nel 1922 a Olmütz, oggi Olomouc, Repubblica Ceca.
È dunque un tedesco che proviene dai Sudeti della Moravia,
territorio invaso da Hitler nel '39. La casa non si raggiunge
direttamente in auto, si trova in un vialetto fra alte
siepi, appartata, nascosta anche al poco traffico che
scorre a meno di cinquanta metri. Tausch ha lo sguardo
fisso, gli occhi imperscrutabili, l'atteggiamento aggressivo.
Il tono è di chi è abituato a imporsi.Sulla porta è appesa
una streghetta in L'eccidio di Bassanostoffa rossa come
portafortuna. Sopra due grossi fari da cantiere edile
per illuminare l'ingresso, sul retro il giardino curato
e in ordine con una vecchia altalena. Dentro casa, una
signora di servizio che lo aiuta. Tausch è intento a
svuotare l'immondizia nel suo cassonetto, veste una maglietta
blu e pantaloni da ginnastica, dal vialetto lo fotografiamo.
Alla prima foto gli scappa quasi un sorriso, è sorpreso, poi cerca di evitare
l'obiettivo e infine viene avanti ostile. Chiede se abbiamo
la licenza, vuole impossessarsi della macchina fotografica.
Per tre volte ripetiamo se è possibile parlare con lui
e arriva sempre un no secco, duro, inappellabile. Nemmeno
vuol sapere di che cosa si tratta. Sprizza rabbia dagli
occhi, un ghigno prepotente, strattona, spinge, tira
con forza la giacca. Se avesse qualcosa in mano lo userebbe
contro di noi. La scena dura pochi minuti. Con gli anni
questi ex nazisti allentano la guardia, si sentono più
sicuri, pensano di avercela fatta, di essere sfuggiti
alla giustizia. Ma sono sempre diffidenti verso chiunque.
Il loro passato è una prova che non può essere cancellata.
Sull'elenco telefonico di Langen compare un solo Tausch,
senza nome di battesimo e indirizzo. Forse una piccola
precauzione? La giustizia distratta Non ha mai pagato
il conto con la giustizia per i suoi trascorsi da criminale
di guerra. È grazie ad un interrogatorio della magistratura tedesca negli anni Sessanta, in cui compare il suo nome,
che arriviamo a lui. È in quella occasione che dichiara
la sua residenza a Langen. Un interrogatorio che ora
Tausch maledirà. Langen quasi scompare dentro un'immensa
pianura che si perde all'orizzonte. Una cittadina con
poco più di 36 mila abitanti, il piccolo centro storico
racchiuso attorno alla chiesa, domina la parte nuova.
E tantissimo verde. Anche il municipio è nuovissimo,
governato dal socialdemocratico Frieder Gebhardt, eletto
pochi mesi fa. È probabile che a Langen nessuno conosca
i trascorsi di questo ex nazista. Eppure in Italia molti
conoscevano il massacro di Bassano, c'erano documenti
e testimonianze con nomi e cognomi dei nazisti, ma non
si è mai voluto risalire ai responsabili per oltre sessant'anni,
fino a poche settimane fa quando è stata ufficialmente
aperta un'inchiesta dal procuratore militare di Padova,
Sergio Dini. Tuttavia molti documenti sono spariti, come
sostiene la storica Sonia Residori.
espresso.repubblica.it
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