Una proposta choc ha agitato il parlamento di Riga: i reduci
delle Waffen Ss lettoni, le legioni di volontari non tedeschi
fedeli al nazismo, potrebbero ottenere ufficialmente la
nomina di «combattenti per la libertà». Un riconoscimento
non semplicemente onorifico: ai sopravvissuti tra gli oltre
140 mila che volontariamente si arruolarono nella XV e
la XIX legione delle Ss straniere, dovrebbe anche essere
corrisposto un corposo vitalizio. Si tratta delle truppe
che dal 1943 in poi hanno agito al diretto comando di Heinrich
Himmler e si sono fatte conoscere per i crimini perpetrati
contro la popolazione civile. Ma che per il partito ultranazionalista
Visu Latvijai – Vl (Tutto per la Lettonia) alfieri della
libertà. E come tali vanno riconosciuti.
NEONAZISTI IN PIAZZA. Il problema è che il partito è l'ago
della bilancia della coalizione di governo: nell'esecutivo
può contare sui ministri della Giustizia, Gaidis Bērziņš
e dell'Educazione, Jaunzeme-Grende. E ha disegnato la proposta
di legge su misura per il proprio zoccolo duro, composto
in larga parte da nazionalisti ed ex militari. Gli stessi
che il 16 marzo scorso, in occasione del tradizionale corteo
di reduci e simpatizzanti neonazisti, sono scesi in piazza
per la «giornata del legionario». Un appuntamento controverso,
dedicato al ricordo della giornata del marzo 1944 in cui
per la prima volta, le truppe delle Ss lettoni, schierate
a fianco dell'esercito nazista, combatterono contro l'Armata
rossa sul fronte orientale, nei pressi del fiume Veļikajas.
La polemica sulla giornata del legionario
L'amministrazione della capitale, su pressione dei gruppi antifascisti e della
locale comunità ebraica, aveva tentato di vietare l'appuntamento.
«Proibite la manifestazione» era stato l'appello di Efraim
Zuroff, direttore del Centro culturale ebraico Simon Wiesental,
«spiegate alla gente che anche se all'epoca queste persone
pensavano di combattere per la Lettonia, il vero beneficiario
dei loro servigi e del loro coraggio è stata la Germania
nazista».
Il 5 marzo scorso, la Duma di Riga aveva votato con una maggioranza
schiacciante la cancellazione sia del tradizionale corteo,
sia di iniziative, dibattiti e cerimonie che celebrassero
la fondazione delle Waffen Ss lettoni. Eppure il tribunale
amministrativo non è stato del medesimo avviso. Interpellati
dai nazionalisti di Daugavas Vanagi, una delle associazioni
di ex combattenti lettoni, promotrici della manifestazione,
i giudici hanno dichiarato nullo il divieto disposto dalla
Duma cittadina.
CELEBRAZIONE DELLE SS BALTICHE. Così a Riga, capitale del
Paese, il 16 marzo nazisti vecchi e nuovi, sono tornati in
piazza. Bandiere con la croce uncinata, uniformi militari,
braccia tese. Oltre 2 mila persone hanno sfilato al suono
di marce militari. A rendere omaggio alle Ss baltiche non
c'erano solo militanti dell'estrema desta e nostalgici della
croce uncinata, ma anche parlamentari e amministratori locali,
mentre il presidente lettone Andris Berzins difendeva a spada
tratta sulle tivù nazionali la manifestazione. «Questi cortei
non sono mai stati aggressivi e diretti contro qualcuno,
sono atti di omaggio ai combattenti», ha dichiarato Berzins,
che ha sottolineato «bisogna inchinarsi ai veterani lettoni
delle Waffen Ss perché hanno lottato per la patria». Dichiarazioni
pesantissime, ma non nuove in un Paese come la Lettonia,
che già due anni fa ha riconosciuto la svastica come patrimonio
storico e non come simbolo nazista.
NESSUNA CENSURA DA PARTE DEL PARLAMENTO EUROPEO. Nonostante
la formale condanna di fascismo e nazismo, così come delle
organizzazioni che a queste esperienze si richiamano, nessuna
voce critica contro la Lettonia si è levata dai banchi del
Parlamento Europeo. «Lo spaventoso silenzio dei Paesi dell’Unione
europea è un crimine contro milioni di persone che sono morte
ai tempi della Seconda Guerra mondiale» ha dichiarato con
rammarico il deputato lettone a Bruxelles, Alexander Mirski,
che ha esortato i propri colleghi a condannare organizzazioni
e partiti di chiara matrice nazista che imperversano in tutta
Europa.
lettera43.it
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