20.03.2012
lettera43.it
Lettonia, orgoglio nazista Onorificenza alle ex Ss baltiche.
di Alessia Candito

Una proposta choc ha agitato il parlamento di Riga: i reduci delle Waffen Ss lettoni, le legioni di volontari non tedeschi fedeli al nazismo, potrebbero ottenere ufficialmente la nomina di «combattenti per la libertà». Un riconoscimento non semplicemente onorifico: ai sopravvissuti tra gli oltre 140 mila che volontariamente si arruolarono nella XV e la XIX legione delle Ss straniere, dovrebbe anche essere corrisposto un corposo vitalizio. Si tratta delle truppe che dal 1943 in poi hanno agito al diretto comando di Heinrich Himmler e si sono fatte conoscere per i crimini perpetrati contro la popolazione civile. Ma che per il partito ultranazionalista Visu Latvijai – Vl (Tutto per la Lettonia) alfieri della libertà. E come tali vanno riconosciuti.
NEONAZISTI IN PIAZZA. Il problema è che il partito è l'ago della bilancia della coalizione di governo: nell'esecutivo può contare sui ministri della Giustizia, Gaidis Bērziņš e dell'Educazione, Jaunzeme-Grende. E ha disegnato la proposta di legge su misura per il proprio zoccolo duro, composto in larga parte da nazionalisti ed ex militari. Gli stessi che il 16 marzo scorso, in occasione del tradizionale corteo di reduci e simpatizzanti neonazisti, sono scesi in piazza per la «giornata del legionario». Un appuntamento controverso, dedicato al ricordo della giornata del marzo 1944 in cui per la prima volta, le truppe delle Ss lettoni, schierate a fianco dell'esercito nazista, combatterono contro l'Armata rossa sul fronte orientale, nei pressi del fiume Veļikajas.
La polemica sulla giornata del legionario

L'amministrazione della capitale, su pressione dei gruppi antifascisti e della locale comunità ebraica, aveva tentato di vietare l'appuntamento. «Proibite la manifestazione» era stato l'appello di Efraim Zuroff, direttore del Centro culturale ebraico Simon Wiesental, «spiegate alla gente che anche se all'epoca queste persone pensavano di combattere per la Lettonia, il vero beneficiario dei loro servigi e del loro coraggio è stata la Germania nazista».
Il 5 marzo scorso, la Duma di Riga aveva votato con una maggioranza schiacciante la cancellazione sia del tradizionale corteo, sia di iniziative, dibattiti e cerimonie che celebrassero la fondazione delle Waffen Ss lettoni. Eppure il tribunale amministrativo non è stato del medesimo avviso. Interpellati dai nazionalisti di Daugavas Vanagi, una delle associazioni di ex combattenti lettoni, promotrici della manifestazione, i giudici hanno dichiarato nullo il divieto disposto dalla Duma cittadina.
CELEBRAZIONE DELLE SS BALTICHE. Così a Riga, capitale del Paese, il 16 marzo nazisti vecchi e nuovi, sono tornati in piazza. Bandiere con la croce uncinata, uniformi militari, braccia tese. Oltre 2 mila persone hanno sfilato al suono di marce militari. A rendere omaggio alle Ss baltiche non c'erano solo militanti dell'estrema desta e nostalgici della croce uncinata, ma anche parlamentari e amministratori locali, mentre il presidente lettone Andris Berzins difendeva a spada tratta sulle tivù nazionali la manifestazione. «Questi cortei non sono mai stati aggressivi e diretti contro qualcuno, sono atti di omaggio ai combattenti», ha dichiarato Berzins, che ha sottolineato «bisogna inchinarsi ai veterani lettoni delle Waffen Ss perché hanno lottato per la patria». Dichiarazioni pesantissime, ma non nuove in un Paese come la Lettonia, che già due anni fa ha riconosciuto la svastica come patrimonio storico e non come simbolo nazista.
NESSUNA CENSURA DA PARTE DEL PARLAMENTO EUROPEO. Nonostante la formale condanna di fascismo e nazismo, così come delle organizzazioni che a queste esperienze si richiamano, nessuna voce critica contro la Lettonia si è levata dai banchi del Parlamento Europeo. «Lo spaventoso silenzio dei Paesi dell’Unione europea è un crimine contro milioni di persone che sono morte ai tempi della Seconda Guerra mondiale» ha dichiarato con rammarico il deputato lettone a Bruxelles, Alexander Mirski, che ha esortato i propri colleghi a condannare organizzazioni e partiti di chiara matrice nazista che imperversano in tutta Europa.

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