12 Dicembre 2010 08:06
micciacorta.it
Generazione perduta
Efraim Zuroff

Gli stati totalitari tendono per natura a cercare di distruggere la realtà per poi ricostruirla secondo la propria ideologia e visione del mondo. Perciò, oltre a espandere i confini del Terzo Reich e a tentare di sopprimere o decimare le popolazioni considerate inferiori, i nazisti hanno varato una serie di progetti finalizzati all´incremento e al miglioramento della razza ariana.

Uno di questi progetti, denominato Lebensborn (Sorgente di vita) fu ideato dal capo delle Ss Heinrich Himmler, l´infame "architetto del genocidio". Il piano, varato (secondo lo storico Richard Breitman) il 12 dicembre 1935, avrebbe dovuto ovviare al basso livello di natalità in Germania, promuovendo al tempo stesso i principi eugenetici che tanta parte hanno avuto nella Weltanschauung nazista.

Il piano, lanciato inizialmente in Germania, ebbe in un primo tempo una funzione di welfare, con la creazione di centri di maternità e l´assistenza economica erogata alle vedove delle Ss e alle madri nubili, purché di «puro lignaggio ariano». Il primo di questi centri, Heim Hochland, fu creato nel 1936 a Steinhoering, nei pressi di Monaco, per ospitare le future madri «di puro sangue ariano» che qui davano alla luce i loro figli. Prima dell´inizio della Seconda guerra mondiale erano tredici i centri di questo tipo, dieci dei quali in Germania e tre in Austria; ma dopo il 1939 il piano Lebensborn fu esteso ai paesi occupati dai nazisti. Più numerose le strutture e gli uffici creati in Norvegia, nazione considerata come un serbatoio di eccezionale valore eugenetico; altri centri sorsero in Danimarca, Polonia, Belgio, Francia, Olanda e Lussemburgo, dove l´organizzazione incominciò a coordinare l´adozione di bambini «di elevato valore razziale» dell´Europa del nord e dell´est (per lo più orfani), da parte di famiglie tedesche. Per questi piccoli si costruirono anche vari orfanotrofi, dove tra l´altro si ospitavano bambini polacchi in tenerissima età (tra i due e i sei anni) rapiti dai nazisti per essere «germanizzati». Tuttavia, almeno apparentemente, l´organizzazione non era coinvolta in questi rapimenti. A chiedere aiuto a Lebensborn nei paesi occupati dalla Germania erano il più delle volte donne rimaste incinte in seguito a rapporti con soldati tedeschi che, dato l´ostracismo dei rispettivi ambienti, non avevano altra scelta per ottenere assistenza materiale e sociale.

In Germania furono circa ottomila i bambini venuti alla luce nei centri Lebensborn, e quasi altrettanti quelli nati nei centri norvegesi, mentre nei paesi occupati dai nazisti il loro numero è molto inferiore. Benché dopo la guerra l´organizzazione Lebensborn sia stata accusata del rapimento di bambini con «buoni requisiti razziali» da inserire in famiglie tedesche, i casi accertati di questo tipo sono relativamente pochi. Su circa diecimila bambini nati fuori dal territorio tedesco occupato dagli americani, quelli passati per le mani di Lebensborn non sono più di trecentoquaranta. Benché sia accertato al di là di ogni possibile dubbio che i nazisti abbiano commesso su larga scala questo tipo di crimini, non è stato possibile stabilire con chiarezza l´esatta misura del coinvolgimento di Lebensborn. D´altra parte, è un dato di fatto che l´organizzazione incoraggiava i rapporti sessuali dei soldati tedeschi con ragazze dei paesi occupati «dotate di requisiti razziali superiori», nell´ambito del programma pseudoscientifico nazista, finalizzato all´eugenetica e al dominio mondiale del Terzo Reich.

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